Abbiamo ritenuto giusto scrivere una lettera alla trasmissione televisiva Grande Fratello e ai giornali dopo quanto è stato detto nella trasmissione “Grande Fratello Vip” da una delle partecipanti che parla così del mestiere di collaboratore scolastico “Di solito i bidelli sono tutti handicappati”, dopo aver raccontato un aneddoto su un collaboratore sordo, anzi, “sordomuto”, come è stato chiamato dalla concorrente. Riportiamo qui quanto scritto.
Carissimi lettori/ caro GFvip
Ci presentiamo, siamo alcune delle Associazioni presenti sul territorio
nazionale che rappresentano una parte del mondo dei sordi, o “ sordomuti “
come sfortunatamente vengono ignorantemente nominati ancora oggi,
nonostante la legge n 95 del 20 Febbraio 2006 sancisca che << in tutte le
disposizioni legislative vigenti il termine – sordomuto- è sostituito con
l’espressione – sordo- >> . Non volendoci dilungare sul perché debba esserci
una legge che ci indichi come nominare una persona, e non usiamo il termine
PERSONA a caso, basti sapere che il collegamento SORDO = MUTO è un
equivoco che porta a fraintendimenti significativi sulle capacità cognitive e
relazionali delle persone sorde.
Detto questo siamo qui anche e soprattutto per ribadire ancora una volta e
con grande rammarico che troppo spesso ci si arroga il diritto di parlare
senza sapere, ed è proprio questo che ha fatto la signorina De Lellis, che in
un programma televisivo come il Grande Fratello Vip, seguito da milioni di
telespettatori in tutto il Paese, con estrema leggerezza ha raccontato aneddoti
secondo il suo parere divertenti affibbiando epiteti quali SORDOMUTO,
HANDICAPPATI a persone che lavoravano nella scuola da lei frequentata.
Ecco, noi non vorremmo parlar troppo di questa ragazza ma soffermarci sulla
possibilità che ha questa ragazza, di poter esprimere la sua opinione davanti a
milioni di persone in totale libertà, senza preoccuparsi dell’effetto delle sue
parole su chi la guarda, persino in un programma come il GF, risaputamente
programma a scopo ludico e ricreativo e non di certo educativo, ma
comunque con la grande responsabilità di esser seguito da così tante
persone, alcune di queste sorde nonostante siano anche qui private della
piena accessibilità ai sottotitoli. Per questi motivi crediamo necessario che
un programma di grande seguito e ascolto debba inequivocabilmente
prendere le distanze da tali affermazioni poichè, come accennato prima, esse
rimandano e alimentano immagini stereotipate, che benchè frutto
dell’ignoranza di chi le pronuncia, in ragione del mezzo che è stato messo
loro a disposizione, diventano ostacolo alla diffusione di una cultura
dell’inclusione di cui la nostra società ha così tanto bisogno. Non solo i sordi
si confrontano, discutono e amano come tutti; non solo il lavoro di
collaboratore scolastico è un servizio prezioso svolto a tutela e sostegno
dell’educazione e formazione che si svolge a scuola; ma le persone con
disabilità in generale sono distribuite e lavorano in tutti i settori della società,
relativi alle proprie competenze, abilità e percorsi formativi.
Tra di noi ci sono persone sorde, udenti, CODA (Children of deaf adults) ma
in primis persone che sono indignate di fronte alla leggerezza con la quale si
toccano alcune categorie peccando di ignoranza, e la leggerezza accostata
all’ignoranza non ha mai portato a nulla di buono.
Crediamo fortemente che anche la stessa Giulia abbia bisogno di una
profonda sensibilizzazione, ma forse quello che più le serve sia conoscere e
studiare la vita, la cultura e tutto ció che la circonda, a partire dalle persone.
Speriamo dunque che vogliate trasformare questo spiacevole accadimento in
una positiva opportunità per parlare di diversità, inclusione e integrazione,
ricordando tra l’altro che il 3 Dicembre è la giornata mondiale della disabilità.
LE ASSOCIAZIONI :
CODA Italia
Movimento LIS Subito
Ens Provinciale di Roma
Officina Lis
Arte&mani Deaf Italy
Anios – associazione interpreti di Lingua dei Segni Italiana (LIS)
Emergenza Sordi a 360 gradi
AFISBI
Progetto Sur
La Chiocciolina Onlus
Asu
Segni di integrazione – Lazio
Un nostro socio ha scritto anche il suo punto di vista, personale ma con motivazioni più che condivisibili da molti altri nostri soci:
Caro/a lettore/lettrice,
non mi è mai capitato di scrivere una lettera ad un quotidiano o giornale.
La cosa più strana è che l’evento scatenante deriva da un programma televisivo
che non guardo e a causa di una persona che non conoscevo fino a ieri. Mi
riferisco alle uscite poco piacevoli di una certa Giulia de Lellis del Grande
Fratello vip.
La prima reazione che ho avuto è stata certamente di rabbia. Rabbia verso una
persona che ha un grande potere: far sentire la propria voce e opinione a milioni
di persone. Ma invece di dire qualcosa che possa far riflettere, preferisce
denigrare e insultare. Come disse Oscar Wilde: “Meglio tacere e sembrare
stupidi che parlare e togliere ogni dubbio”. Che cosa posso guadagnare dal
regalare la mia attenzione ad un soggetto del genere? Nulla. Qui risiede la
motivazione che ha fatto passare completamente il risentimento verso di lei.
Mi indigno e mi arrabbio, invece, pensando che ci sono network e programmi
che permettono il diffondersi di queste parole, ritardando una presa di posizione
per vedere che effetto hanno, di quanto lo share aumenta e quanti soldi possono
ricavare da questa situazione.
La tv nasceva per diffondere informazioni, educare, magari far sentire le
persone distanti più vicine, insegnare la lingua – e non solo – a persone che non
potevano accedere ad un’istruzione. Ora è spesso un mezzo di propaganda e
proliferazione di biechi contenuti ed esperimenti mediatici che diffondono
falsità e ignoranza. Come talvolta accade, un mezzo che poteva avere finalità
positive è usato per uno scopo completamente opposto.
“Cari” Giulia e GF, io ho due genitori disabili, guarda caso sordi entrambi. Mia
madre lavora in banca da oltre 20 anni, mio padre in un’azienda di
telecomunicazioni, io mi sono laureato due volte e ora sono un consulente
pedagogico, educatore e assistente alla comunicazione. Questo per dire che
anche senza udito, i miei genitori sono riusciti a trasmettermi dei valori, affetto
e un bagaglio culturale che ha permesso la costruzione di una identità. Mi
hanno regalato una lingua bellissima (lingua dei segni) e insegnato quello che a
te più manca Giulia: il rispetto verso gli altri. Non sono certo il solo. Ci sono
centinaia, migliaia di persone come me, ognuna con le sue caratteristiche, un
suo percorso alle spalle e una sua identità.
Sono le differenze tra le persone che hanno permesso all’essere umano di
mutare, crescere, evolvere e arrivare dove siamo ora.
Grazie per l’attenzione.
Luca Falbo